(da una lettera di Gennaro ex detenuto, indirizzata all’organico de “Le voci di dentro”)
Affondando le mani nel mio cuore, non ho trovato altro che un po’ di terra arida, un luogo desolato fatto solo di strade buie e gelide. Sono sempre stato convinto che quello era il tetro scenario di ciò che mi rispecchiava. Non ho mai cercato, né pensato di cambiare ciò che vedevo dentro di me. In fondo, se ti abitui al freddo non devi avere la preoccupazione di perdere il calore.
[…] Ma poi siete arrivati voi, le uniche persone che non si sono limitate a guardare o giudicare, ma vi siete chiesti cosa poter seminare in una terra così arida. […] Con piccoli gesti, voi vantate la mia ignoranza, facendomi sentire speciale e facendomi vedere che quel terreno dentro di me non è più arido ma colmo di vita e quel posto non è più gelido ma pieno di calore. […]
Non riuscirei mai più a tornare a sentirmi a mio agio in quelle terre desolate. Voi siete riusciti ad infondere in me la speranza e continuate a farla crescere con le vostre amorevoli cure…